Avvicinarsi alla fisica e alla matematica grazie a sitcom animate: la comicità scientifica di Futurama

Chi l’ha detto che il mondo della scienza è fatto solo di numeri e logica? Di sicuro non la fama ottenuta da Futurama, la serie animata fantascientifica per eccellenza. Quel giusto quantitativo di comicità e stereotipi dato dallo stesso padre dei Simpson, Matt Groening, viene infatti mischiato alla perfezione con nozioni di fisica e tecnica da David X. Cohen, un fisico appassionato di sceneggiatura che riveste il ruolo di showrunner dello show.

Grazie ai suoi interessi e ad un team di scrittori eccellenti, Cohen è riuscito a portare anche i meno avvezzi al settore vicino al sapere scientifico, farcendolo con un’adeguata dose di cultura pop e cliché; la formula magica che ancora oggi rende grandi i suoi celebri colleghi in giallo.

Proprio in occasione del “The Calculus of Comedy”, la conferenza dell’Istitute for Pure and Applied Mathematics, tenutasi per discutere l’approccio matematico integrato in alcune serie, Cohen si è espresso a riguardo, manifestando la difficoltà degli sceneggiatori nel colmare il bisogno di intrattenere e, allo stesso tempo, dare una visione positiva  della scienza. In tale occasione erano altresì presenti alcuni degli showrunner dei Simpson e di Big Bang Theory, i quali hanno analizzato easter egg e frammenti di episodi, in cui si celano teorie matematiche e geometriche.

Nel caso specifico di Futurama, i calcoli numerici e i teoremi sono utilizzati spesso anche come mezzo narrativo, favorendo perciò lo sviluppo della trama, pur senza fuoriuscire dagli schemi del comedy americano. Un esempio è il Teorema di Ken, il primo -vero- teorema matematico, scritto e dimostrato esclusivamente a scopo d’intrattenimento da Ken Keeler, uno degli scrittori dello show con un dottorato in matematica applicata all’Università di Harvard; basta come garanzia?

È il decimo episodio della sesta stagione e una macchina scambia cervelli diventa lo strumento ideale per soddisfare le esigenze di Amy, Bender e del professor Farnsworth, fin quando non sopraggiunge un piccolo problema: dopo che due cervelli si sono scambiati, non possono più tornare nei loro corpi originari. È però il professore a tranquillizzare tutti, esordendo su un sottofondo musicale inquietante, con la frase: «Temo che dovremmo usare la MATEMATICA» ed elaborando una vera e propria teoria capace di riportare tutti i cervelli al proprio posto, aggiungendo all’equazione altre due persone che non avevano ancora subito lo scambio.

Seppur contorta e surreale, l’intera ipotesi è persino trascritta e resa realisticamente dal punto di vista analitico, venendo ulteriormente esaminata da riviste scientifiche ed esperti in materia.

Ma Futurama ha in serbo ulteriori invenzioni non così distanti dalla realtà, che se da un lato sembrano frutto di una fantascienza assurda, dall’altro prendono spunto da fatti e cose tangibili, fino ad anticiparli. Basti pensare allo Sniffoscopio, l’ennesimo dispositivo apparentemente inutile inventato dal dottor Farnsworth, che serve per captare gli odori presenti nello spazio; quasi 12 anni dopo, viene creato il Nasal Ranger Field Olfactometer, un reale apparecchio che dimostra come rilevare l’intensità dell’odore nell’aria non sia affatto superfluo.

Futurama ha esposto i ragazzi al mondo della scienza sperimentale e futuristica, a tratti impensabile, eppure talmente studiata nei minimi dettagli da riuscire a scaturire in loro un’attenzione per questa disciplina che regala anche applicazioni nella vita reale.

Grazia Battista

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