In un mondo in cui si cerca di bilanciare il proprio status fra lavoro e vita privata, Severance introduce una risolutiva invenzione che sicuramente vedremo come prossima frontiera della biotecnologia; la cosiddetta “Scissione” (trad. Severance).
Stando ai fatti, i lavoratori che operano all’interno dell’azienda descritta dalla serie, acconsentono ad un’operazione chirurgica che permette l’implemento di un chip volto a rendere inaccessibili le memorie del singolo, esterne all’ambiente lavorativo.
In parole povere, una volta entrati all’interno dell’ufficio emerge innie, il dipendente dedito al proprio lavoro e focalizzato unicamente sul suo rendimento, diverso da outie, la persona, il sé che si interfaccia alla vita che c’è fuori dalle mura della Lumon Industries.

“Che idea rivoluzionaria!”, potremmo pensare, “finalmente un modo per essere produttivi in tutti gli ambiti della nostra vita”, oseremmo dire. Eppure, Severance ci pone davanti a un mondo che anziché renderci più fluidi, ci fa sentire stretti, limitati e a disagio con ciò che ci circonda. Bingo! È esattamente questo l’intento del creator Dan Erickson e dei registi Ben Stiller e Aoife McArdle: dare allo spettatore la percezione di star guardando (e vivendo) una realtà sì distopica, ma nella sua accezione negativa.
Come sono riusciti ad ottenere questo senso di confusione e malessere tale da essere trasmesso attraverso uno schermo, lo spiegano proprio loro. Un elemento fondamentale è stato il montaggio, che ha agito anche senza schemi, provando e sperimentando composizioni di scene che potessero rendere “chiaro” il messaggio. Con sguardi così prolungati da sembrare innaturali, imbarazzanti, e spazi ripresi in modo da schiacciare e disorientare il personaggio e il pubblico, Severance viene creata ad hoc per essere estremamente disturbante.

Certo, questa dimensione è agevolata da tecniche televisive all’avanguardia e digitalmente avanzate, eppure, più di un membro del cast e della produzione, ha attribuito alla Lumon Industries definizioni e caratteristiche tipiche di una nave spaziale… di una famosa nave spaziale, apparsa per la prima volta negli anni Sessanta. È il “trucco di Star Trek”, quello con cui Ben Stiller esplicita il modus operandi scelto per la costruzione delle superfici della serie; un modo di lavorare che attinge non solo all’estetica dell’Enterprise, anche ai suoi segreti espedienti di ripresa.
In Star Trek: The Next Generation il set era unico e veniva riutilizzato più e più volte, cambiando le inquadrature e le angolazioni, in modo da attribuire all’astronave una maggiore profondità; in Severance, i corridoi allungati e indistinti vogliono amplificare quel senso di infinito, ma renderlo allo stesso tempo confuso e scombussolato.
L’insegnamento velato che prefigura lo show è quello di rapportarsi agli ambienti lavorativi con serietà, certo, ma lasciando sempre quella porta evasiva semi aperta, per non incorrere nell’alienazione e nella perdita del libero arbitrio; e quale miglior modo per spiegare un concetto così serio, se non mediante una serie che è un po’ thriller psicologico, drama, comedy e mistery?
Grazia Battista