Euphoria, con le sue mille sfaccettature e temi impattanti; Grace e Frankie, con la sua ironia e voglia di non perdersi mai d’animo; Heartstopper ed il suo viaggio gentile e introspettivo; Pose, la grande festa a cui tutti sono invitati ad esternare ciò che sono. Skam, Sex Education, Orange Is The New Black, Élite, Sense8 e una moltitudine di personaggi sparsi in giro per la televisione e le piattaforme streaming, contribuiscono a colorare un arcobaleno di espressioni.
Giugno è il mese del Pride, il mese in cui si continua a combattere per il riconoscimento dei diritti della comunità LGBTQ+, ma allo stesso tempo si ricorda al mondo l’importanza della diversità e la sua sempre maggiore accettazione all’interno della società.
Importanti casse di risonanza per far arrivare il messaggio forte e chiaro, oggi provengono soprattutto da show mediatici che, con il passare degli anni, sono riusciti ad inserirsi nelle programmazioni e a guadagnarsi l’apprezzamento del pubblico. Stando ad un report stilato da Glaad, l’associazione no-profit che si occupa di visionare la rappresentazione della comunità da parte dei media, nella stagione televisiva statunitense 2021-2022, l’11,9% dei personaggi seriali presenti in prima serata è ricoperto proprio da protagonisti LGBTQ+, il 2,8% in più rispetto alla stagione precedente. A questa analisi si aggiungono inoltre quelli all’interno delle serie streaming che, grazie alla maggioranza offerta da Netflix, vanta numerosissimi ruoli.

Più i tempi si evolvono, più la comunità LGBTQ+ riesce ad essere raffigurata con realtà e familiarità, fino ad arrivare alla creazione di prodotti di enorme successo che contribuiscono a sdoganare il tabù della “molteplicità” di genere, di sesso e di amore.
Perciò, celebrando le grandi conquiste, è doveroso coinvolgere anche le più belle serie televisive che hanno sensibilizzato adulti e ragazzi, dando la possibilità di vedere e comprendere da vicino dinamiche meravigliose, rese oscure unicamente dall’ignoranza e dal pregiudizio.
Ampio spazio viene dato in particolare alle cosiddette “serie di formazione”, ovvero quelle serie che affrontano il delicato periodo dell’adolescenza e della pubertà, rendendo i ragazzi protagonisti di storie e fatti mirati alla conoscenza di sé, dei propri gusti, dei limiti e delle strutture sociali che spesso rendono difficile il percorso di autoaffermazione. Una delle ultime uscite segue proprio i passi di due giovani liceali che, fra drammi adolescenziali, gelosie e ancora nessuna sicurezza sul proprio futuro, trovano la strada adatta a loro e ai propri sentimenti, scoprendo una prima piccola certezza che riecheggia: “non sei da solo”.

In tendenza fin da subito, Heartstopper conta il maggior numero di interazioni su Twitter dopo solo due giorni dal suo debutto, divenendo così una rarità creata ad hoc per un pubblico giovanile ma in grado di toccare il cuore anche del più burbero conservatore.
Decisamente di stampo differente è Sense8, lo spettacolo considerato da molti come il miglior show televisivo queer, che si è persino aggiudicato il Glaad Award come miglior serie drammatica, per essere riuscita a rappresentare in modo impeccabile la comunità LGBTQ+. Co-prodotta da due famose e lungimiranti donne transgender, Sense8 non poteva che racchiudere la vera essenza di quella fetta di popolazione per troppo tempo lasciata in sordina; sfruttando inoltre il dono delle sorelle Wachowski di dar vita a prodotti fantascientifici geniali (qualcuno ha mai sentito parlare di Matrix o V per Vendetta?), la serie rientra nel genere raccontando la storia di otto persone fisicamente distanti ma mentalmente connesse, al punto da permettere loro di conoscere e assorbire le abilità, le emozioni e il nucleo generale di ogni componente. Lo show fa emergere anche il tema della comprensione dell’altro e della possibilità di abbattere ogni forma di discriminazione e intolleranza, come ha prontamente affermato uno dei protagonisti durante un’intervista: “Se solo imparassimo a capire ciò che provano gli altri, allora il mondo sarebbe un posto decisamente migliore”.
Un’altra rivoluzionaria serie arcobaleno è Pose, colei che mette in luce gli ambienti della “ballroom scene” di una New York tra fine anni Ottanta e inizio anni Novanta, esplorando personaggi queer, appartenenti a comunità “non-bianche” o affetti da malattie che, emarginati dalla società generalista, trovano il loro posto nelle “houses”, famiglie con voglia di accogliere chi una famiglia di sangue non l’aveva.
Oltre alle serie incentrate sulla riproduzione della comunità vera e propria, tante altre iniziano ad integrare all’interno delle loro narrazioni, personaggi appartenenti che partecipano alla costruzione della consapevolezza e della comprensione di un universo a colori che può e deve tingere una popolazione perlopiù in bianco e nero.
Grazia Battista