
Disciplina olimpica dal 1998, il Curling è uno degli sport più misteriosi della storia. Uno sport che risale addirittura a quel medioevo scozzese rimasto nell’immaginario comune.
La prima gara di cui è disponibile una traccia scritta è datata infatti 1541, e saremmo anche fuori dal periodo medioevale visto che il 1492 sarebbe ampiamente superato. Però sembra che si giocasse rudimentalmente in Scozia, già da almeno tre secoli. Alla fine del 1500, possiamo poi datare due dipinti dell’olandese Pieter Bruegel il Vecchio che ritraeva alcuni contadini impegnati a far correre pietre sul ghiaccio. All’epoca i viaggi commerciali tra Scozia e Olanda erano frequenti e si presume che gli scambi culturali abbiano portato sul continente anche questo passatempo della stagione fredda. Già alle Olimpiadi Invernali del 1924 si era svolta una dimostrazione del gioco, solo in seguito retroattivamente registrata come gara ufficiale. La vittoria dell’Italia ai Giochi di Pechino 2022, con una incredibile medaglia d’oro vinta dagli atleti Stefania Constantini e Amos Mosaner che gareggiavano in coppia, è stata la prima volta in assoluto sul podio nella storia del Curling italiano. Un risultato storico, quanto le medaglie d’oro nei 100 metri e nella staffetta 4×100 vinte agli scorsi giochi Olimpici Estivi di Tokyo 2020; perché l’Italia annovera soltanto meno di 350 atleti di Curling praticanti a livello amatoriale o professionistico.

E’ curioso quindi pensare, che nel 2014 una gradevolissima commedia italiana si era già interessata a questo sport, per un buon periodo anche troppo sbeffeggiato tanto dagli sportivi di discipline invernali più celebrate, quanto dagli appassionati spettatori dei giochi sulla neve e sul ghiaccio. Il titolo è La mossa del pinguino, che racconta la storia di quattro romani che si improvvisano giocatori di Curling con tanto di sogno olimpico. Questa commedia ha segnato l’esordio alla regia di Claudio Amendola che si è servito delle gesta interpretative di un eterogeneo ed affiatato quartetto di protagonisti: Ricky Memphis, Antonello Fassari, Ennio Fantastichini ed Edoardo Leo. Proprio quest’ultimo si è complimentato commentando sui social la vittoria di Costantini e Mosaner scrivendo che “era tutto previsto”.
Oddìo, il “tutto previsto” non è proprio così aderente alla realtà. Gli sceneggiatori non si spingono troppo oltre, infatti immaginano i loro quattro beniamini, vincere il campionato regionale e partecipare alla fase di qualificazione alle Olimpiadi, come traguardo massimo, di un gruppo di dilettanti allo sbaraglio, ma con un grande sogno nel cassetto. Probabilmente non hanno voluto troppo alzare l’asticella da Momenti di gloria, pensando che appunto un “momento di gloria” così elevato come una medaglia d’oro olimpica, sarebbe stato perfino “troppo” anche per una fabbrica dei sogni come il Cinema. E invece la realtà supera l’immaginazione e la finzione scenica, però la pellicola è davvero deliziosa e si regge su tanti bei messaggi, come l’amicizia, l’agonismo, l’ambizione, il riscatto e la responsabilità.

E’ la storia, si diceva sopra, di un gruppo improbabile di amici che decide di buttarsi a capofitto in un’impresa destinata a cambiare completamente le loro vite. Bruno (Edoardo Leo) è un buon marito e un ottimo padre, ma è anche un uomo estremamente inaffidabile. Le sue idee sono strane e poco opportune. È un precario, così come il suo amico Salvatore (Ricky Memphis), e insieme lavorano in un museo della Capitale dove puliscono pavimenti. Una notte, guardando per caso in televisione una pubblicità di uno sport di cui non conoscevano l’esistenza, il Curling, a Bruno viene in mente una delle sue pensate: mettere su una squadra per tentare di partecipare Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Per avere i requisiti devono, però, essere in quattro. Così si aggiungono a loro Ottavio (Ennio Fantastichini), ex vigile urbano molto bravo a giocare a bocce, e Nazareno, il migliore al biliardo (Antonello Fassari). Nessuno crede minimamente in loro e la moglie di Bruno, Eva (Francesca Inaudi), non approva affatto questa decisione e Yuri, suo figlio, si trova così a dover fare ancora una volta l’adulto al posto del padre. Nonostante le premesse siano pessime, il gruppo riesce comunque a giocarsi la qualificazione alle Olimpiadi, scontrandosi però con atleti professionisti molto più forti e organizzati. Nonostante la sconfitta, i quattro amici, poveri diavoli senza nè arte nè parte, capiscono (e noi insieme a loro) il valore dell’amicizia, della condivisione di un sogno, della perseveranza e della caparbietà. Un film dunque divertente, amaro, ma anche educativo e delicato come quelle misteriose “bocce di granito” che scivolano sul ghiaccio, che sono le vere protagoniste di questa pellicola, certamente da riscoprire.
Domenico Palattella