Il cinema di Marino Girolami

Regista di oltre 60 pellicole, la maggior parte delle quali nel periodo d’oro del nostro cinema, Marino Girolami è una delle figure di cineasta più influenti della branca popolare della commedia all’italiana.

Qualcuno lo ha definito “patriarca del cinema italiano di serie B”. Definizione impropria, che non rende merito ad un autore “veloce”, ma mai superficiale, in grado di sfruttare appieno la vis comica dell’attore di turno. Meriterebbe davvero di essere studiato in ambito universitario per comprendere i meccanismi commerciali alla base del successo della commedia popolare. Walter Chiari e Mario Carotenuto sono stati gli attori più utilizzati da Girolami, rispettivamente il primo 11 volte e il secondo 7 volte. Ma Girolami ha diretto anche attori leggendari come Aldo Fabrizi, per ben 3 volte (Twist, lolite e vitelloni, Gli italiani e le donne e Sette monaci d’oro) e come Totò ne Le motorizzate .

Storia particolare la sua. Da giovane era stato un grande pugile (e sul pugilato è il suo film più personale: il comico Era lei che lo voleva) e ha esordito nel cinema scrivendo il soggetto di Campo de’ fiori, film importantissimo, perché non solo ebbe l’ardire di lanciare la coppia composta da Fabrizi e dalla Magnani verso lo squarcio di poesia di Roma città aperta; ma nello stesso tempo, per l’appunto, consegnò alla storia un primo piccolissimo vagito di realismo. Le scene al mercato infatti, sono un primo esempio di cinema che si “butta” tra le braccia della realtà, in un anno, il 1943, ancora pienamente invaso dalla guerra. Si forma poi, all’ombra della sapiente professionalità di due registi impegnati come Mario Soldati e Renato Castellani ; ma nello stesso tempo, assorbe anche la capacità “comica” di due grandi umoristi come Vittorio Metz e Marcello Marchesi.

Marino Girolami con Igrid Simon e il figlio Enio Girolami sul set del film “Ferragosto in bikini” (1961)

La caratteristica principale della sua opera è lo sfruttamento intensivo dei filoni di successo, innervandoli però, con elementi freschi, rapidi e originali, in grado di dare maggior vigore e interesse alle storie. Così negli anni ’50 gira molti film musicali con Claudio Villa; negli anni ’60 si specializza nelle commedie balneari (film come Ferragosto in bikini, Caccia al marito e Scandali al mare, solo per nominarne alcuni; negli anni ’70 fa riferimento al genere “pruriginoso” di Samperi, con alcune parodie azzeccate come Grazie nonna, La moglie vergineKakkientruppen); negli anni ’80 firma due commedie di quelle sexy all’italiana, che grazie alla sua esperienza, diventano delle pietre miliari del genere (Dove vai se il vizietto non ce l’hai e La liceale al mare con l’amica di papà). Nei suoi film c’è l’innalzamento del luogo comune a spunto barzellettistico quasi proverbiale (era infatti un grande barzellettiere). Questo grande senso dell’umorismo si avverte anche nei titoli, tanto che possiamo anche tirare fuori un giochino interessanti: abbiamo Le motorizzate che magari passano un Ferragosto in bikini e con altre Bellezze sulla spiaggia danno la Caccia al marito, perché tanto, si sa, Siamo tutti pomicioni La donna degli altri è sempre più bella: non c’è pericolo di Scandali al mare. Si potrebbe andare avanti così per tutta la filmografia: i titoli mantengono esattamente quello che promettono. E lo fanno (il merito più grande) con una produzione che è la sublimazione dell’artigianato italiano (tecnicamente preparato), anche nella scelta degli attori, Chiari, Bramieri, Vianello, Mondaini, Carotenuto, sono i suoi più assidui soci di avventure. Persino una leggenda vivente come Carlo Dapporto partecipa a due suoi film “balneari”: Scandali al mare e Le magnifiche sette. I film di Girolami, sembrano ad una prima analisi superficiali, ed invece si inseriscono splendidamente nello schema generale che vedeva la commedia all’italiana come narratrice di quello che siamo stati. L’italiano medio dell’epoca che aspira a diventare commendatore, rappresentato come meglio non si potrebbe da Mario Carotenuto, è esattamente l’elemento di spicco dei film del Girolami degli anni ’60. Ed è più di un semplice personaggio. Girolami faceva divertire e lo sapeva fare perché era in grado di capire i gusti del pubblico, innervandoli con la sua esperienza, e con l’esperienza degli attori-amici, con i quali collaborava assiduamente. E’ lui ad esempio, che convince Walter Chiari, impegnato a Milano in palcoscenico con Un mandarino per Teo, a girare in soli 12 giorni, un capolavoro parodistico come Walter e i suoi cugini, ispirato a Rocco e i suoi fratelli, di Luchino Visconti. Ricorda lo stesso Chiari: “vedendo Rocco e i suoi fratelli, avevo invidiato chi l’aveva interpretato, perché quella era un pò la storia della mia vita , fino nei più piccoli dettagli, dai tre fratelli alla boxe”. Fu da un colloquio tra Walter e Marino, in una fredda mattina milanese d’inverno, che nacque l’idea di Walter e i suoi cugini, in cui Chiari interpreta i ruoli di tutti e tre i protagonisti in una sorta di instant-movie parodistico, girato in tempi record: tre o quattro ore al giorno di riprese ( perché di sera c’era il teatro) per un totale di 12 giorni. Insomma un film girato in pochissime ore, semplice, ma ricco di situazioni e personaggi originali, nonché di raffinate notazioni satiriche. Un piccolo capolavoro misconosciuto della commedia all’italiana, che solo due “pazzi, coraggiosi” come Walter Chiari e Marino Girolami potevano pensare di realizzarlo in tali ristrettezze di tempo e di risorse.

Il regista era poi un professionista che non si perdeva mai d’animo, dal 1958 in poi si mette addirittura in proprio e produce tutti i suoi film. Il coraggio di un uomo d’altri tempi, il coraggio di un professionista esemplare, che aveva chiaro quali fossero i gusti del pubblico. E infatti, i suoi film non furono mai un flop, anzi incassavano sempre più di quel che costavano. Ovviamente in quanto produttore indipendente di sè stesso, era tagliato fuori da qualunque possibilità di premio nei festival maggiori e in quelli medi. Ma Girolami non se n’è mai fatto un cruccio, convinto che l’arte debba essere al servizio del pubblico e non di pochi intellettuali “da salotto”. Comunque molti di questi film erano girati con attori che Girolami conosceva benissimo e con i quali era legato da un profondo rapporto di amicizia, vedasi a tal proposito l’assidua partecipazione ai suoi lavori del non già citato Tino Scotti, protagonista del debutto cinematografico di Girolami (Mago per forza-1951). Tino Scotti lo ritroviamo poi, accanto ad Aldo Fabrizi e Gino Bramieri nella divertentissima farsa paesana di Twist, lolite e vitelloni(1962), girato nel paese tanto amato dal regista, ovvero a Soriano nel Cimino. O ancora, nella sua cara Fregene, gira tutti gli innumerevoli capitoli “balneari”: Caccia la marito, Ferragosto in bikini, Scandali al mare, Le magnifiche sette, Bellezze sulla spiaggia ( girato in verità dal fratello Romolo Girolami, ma scritto da Marino, perché contemporaneo dei due precedenti film), l’episodio con Walter Chiari de La donna degli altri è sempre più bella; oppure l’episodio con Raimondo Vianello di Veneri al sole.

Insomma, Tino Scotti, Aldo Fabrizi e poi ancora Walter Chiari, Raimondo Vianello, Sandra Mondaini, Mario Carotenuto, Totò, Carlo Dapporto…Marino Girolami era un regista gioviale che sapeva intessere rapporti umani, e che oggi andrebbe assolutamente riscoperto. Come vanno riscoperti i suoi film con Franchi & Ingrassia, mai troppo celebrati rispetto a quelli girati da Lucio Fulci o da Giorgio Simonelli: Due rrringos nel Texas, ma soprattutto Don Franco e Don Ciccio nell’anno della contestazione, sono due capitoli deliziosi dell’infinita carriera della coppia siciliana.

Che dire di più?

60 pellicole per riscoprire un regista che non amava le celebrazioni e lo sfarzo; 60 pellicole per riscoprire un fine umorista, che si era messo in proprio per poter esprimere al meglio, senza costrizioni e in piena indipendenza artistica, la propria arte, che piaccia o no, destinata a rimanere nella storia del cinema italiano.

Domenico Palattella

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