La fantascienza di Stranger Things che si rifà a veri esperimenti per il controllo mentale. Fino a che punto si è spinta la CIA?

Mostri, universi paralleli, bambini con poteri soprannaturali ed esperimenti volti a dominare la mente umana; tutto questo è Stranger Things, una serie prodotta dai fratelli Duffer e debuttata su Netflix nel 2016.

Sulla base di queste anticipazioni, interessarsi ad una simile storia ai limiti della fantascienza risulterebbe difficile, ma se veniste a sapere delle radici su cui si fonda la trama? Se vi dicessero che questa serie si basa su fatti realmente accaduti? L’asticella dell’attenzione si è improvvisamente alzata, ammettetelo!

Non a caso gli showrunner avevano spiegato a Rolling Stone il loro intento di voler in qualche modo fondare l’elemento soprannaturale sulla scienza, tenendosi lontani dall’universo spirituale e religioso e dando modo anche alla componente “mostruosa” di affiancarsi ad aspetti della realtà, rendendola più spaventosa.

Le fondamenta di questa storia prendono spunto da un reale quanto agghiacciante progetto segreto chiamato MK-Ultra e portato avanti dall’Intelligence statunitense durante la Guerra Fredda, in particolare a partire dal 1953. Il nome del programma non è così sconosciuto, in quanto all’interno della serie stessa viene citato e preso come riferimento per gli esperimenti che il dr. Benner svolgeva su persone non troppo consapevoli degli avvenimenti; nelle intenzioni dell’istituzione immaginaria dell’Hawkins National Laboratory c’era quella di testare la mente umana con droghe psichedeliche e privazioni sensoriali al fine di poterla controllare.

Il fattore davvero scioccante è però la verosimiglianza con gli esperimenti svolti negli anni Cinquanta, proseguiti fino al 1973, anno in cui vennero considerati troppo pericolosi, portando la CIA a distruggere la stragrande maggioranza dei relativi documenti. Alcune informazioni riuscirono a sopravvivere, giungendo all’attenzione del pubblico l’anno successivo grazie ad un saggio pubblicato sul The New York Times e a quasi 20.000 pagine di documenti ancora intatti scoperti nel 1977.

In amore e in guerra tutto è lecito, ma, come solitamente accade, anche il più nobile degli intenti finisce per sfociare nell’assoluta convinzione che le azioni brutali e disumane debbano essere contemplate. È ciò che è avvenuto durante la Guerra Fredda, quando gli Stati Uniti convinti di agire negli interessi della nazione che necessitava un vantaggio sulla Russia, hanno dato avvio a diversi sotto programmi collegati al MK-Ultra volti al controllo mentale e alla successiva creazione di neuroarmi, ovvero mezzi indirizzati al cervello, in grado di piegare e manipolare la percezione e la coscienza delle persone a scopi militari.

Fra questi progetti, due da cui prendono spunto i creators della serie sono Bluebird e Artichoke, in cui i soggetti sottoposti a sperimentazioni discutibili erano proprio bambini. In particolare la storia di Eleven, protagonista di Stranger Things, richiama neanche tanto velatamente le vicende che hanno coinvolto Carol Rutz, autrice del libro “A nation betrayed: secret cold war experiments performed on our children and other innocent people” in cui racconta la sua esperienza all’interno del progetto.

Un racconto dell’orrore in cui l’elettroshock, l’ipnosi e la somministrazione di svariate droghe erano all’ordine del giorno. Carol spiega il suo prelevamento all’età di 4 anni e le conseguenti tecniche di pervasione e tortura psicologica, spinte dall’obiettivo di creare dei veri e propri killer.

Dopo la pubblicazione del libro, altri ragazzi coinvolti nel progetto uscirono allo scoperto, incrementando le informazioni e i dati relativi al MK-Ultra, dando modo di constatare come questa bambina non fosse un caso isolato ma inserito all’interno di uno scenario spaventosamente numeroso.

Un altro progetto che riferisce il San Francisco Chronicle è l’Operation Midnight Climax; con lo stesso scopo di osservare la reazione della mente sottoposta a particolari farmaci e droghe, questo esperimento testava di nascosto gli effetti dell’LSD sugli uomini che visitavano specifici bordelli segretamente allestiti all’interno delle agenzie della CIA stanziate a San Francisco.

L’uso ingente di sostanze psicoattive o di psicofarmaci all’interno di questi esperimenti, ha dato il via ad una serie di filoni basati sulla ricerca e l’effettiva comprensione degli usi che questi composti sono in grado di produrre, giungendo a risvolti non sempre benèfici. Se è infatti vero che svariati farmaci abbiano permesso e permettono tuttora di trattare e dare sollievo a persone affette da patologie neurologiche e psichiatriche, garantendo un miglioramento di vita, è altrettanto reale il loro carattere di arma a doppio taglio.

L’urgente serietà della vicenda è stata anche analizzata dalla prestigiosa rivista The bulletin of the atomic scientists, incentrata sul controllo degli armamenti e sui pericoli posti dalle armi nucleari e da altri mezzi di distruzione di massa; infatti, in relazione al progetto fino ad ora citato, il giornale riporta come “alla fine fallì, a causa della mancanza di una sufficiente comprensione dei meccanismi interni del cervello e di come manipolarli, ma oggi le neuroscienze appaiono in grado di superare le barriere tecniche che impediscono il controllo esterno delle emozioni e dei comportamenti e, in ultima analisi, della mente”.

È allarmante capire il potenziale manipolatorio di determinate medicine che il Bulletin cita, inserendole fra quelle in grado di tenere a bada disfunzioni psichiatriche ma allo stesso tempo di alterare e indurre stati mentali capaci di torturare senza lasciare alcuna ferita superficiale. Fra questi viene preso in considerazione il modafinil che induce insonnia o altre tipologie di farmaci utilizzate per controllare gli inibitori della captazione della serotonina, utili nella cura della depressione, ma altrettanto comodi durante gli interrogatori per spingere un soggetto a rivelare informazioni richieste.

La terrificante ma realistica osservazione svolta dalla rivista, sostiene come queste medicine possano essere utilizzate su singole persone ma anche su interi gruppi di individui, svolgendo il ruolo di vere neuroarmi che potrebbero portare a modificare sia gli intenti delle forze armate, che “le menti delle popolazioni civili di un Paese, influenzando la loro reazione ad una campagna militare”.

I Duffer Brothers traggano ispirazione anche da una papabile cospirazione governativa chiamata progetto Montauk, che vanta molte meno evidenze e prove scientifiche ma la cui storia rispecchiava a pieno le “stranger things” (trad. “cose strane”) attorno alle quali ruotava la serie, tanto da concepire inizialmente quest’ultima proprio con il titolo “Montauk”.

Questa teoria del complotto incentrava le proprie forze su alcuni progetti ipoteticamente svoltisi negli anni Ottanta a Montauk, nello stato di New York, riguardanti il già chiaro intento degli Stati Uniti di sviluppare armi psicologiche ma in più sperimentare metodi basati sui viaggi nel tempo e il controllo mentale.

L’anomalia di questi avvenimenti viene avvalorata da Alfred Bielek, un uomo coinvolto in questi esperimenti, che associava al loro fallimento un buco apertosi nell’iperspazio che ha portato suo fratello Duncan a generare alcuni poteri psichici. Dopo Bielek, anche un uomo di nome Preston B. Nichols ha iniziato a raccontare la sua esperienza con tale progetto, sfociando in maggiori dettagli all’interno del suo libro “The Montauk project: experiments in time”, in cui il programma viene riconosciuto come un’estensione del Philadelphia Experiment che presumibilmente ebbe luogo negli anni Quaranta.

Con un’ambientazione che richiama Stephen King e un’atmosfera in cui aleggia l’influenza di Steven Spielberg, i creators hanno voluto rendere omaggio a tutti gli elementi che li hanno ispirati maggiormente e che si riallacciano non solo a storie di  fantascienza ma anche a raccapriccianti aspetti legati alla vita reale.

Grazia Battista

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