Tra l’ultimo dei Pane e amore, diretto da Luigi Comencini (Pane, amore e gelosia) e il capolavoro “neorealista” di Tutti a casa, il maestro, originario di Salò, dirige un trittico di film che ebbe un grande successo di pubblico e di critica. Questi tre film, uno per anno, dal 1957 al 1959, furono diretti e realizzati dal regista con le sue consuete qualità: pulizia, precisa e puntale direzione degli attori, garbo, disinvoltura, eleganza. Anche se rimasti un po’ nascosti, un po’ misconosciuti, nonostante il successo che questi tre film ebbero all’epoca, questo trittico venne soprannominato a posteriori, la Trilogia dei sentimenti di Luigi Comencini.
Parliamo di Mariti in città, di Mogli pericolose e de Le sorprese dell’amore. Un trittico validissimo dal punto di vista sociale, dove il regista si spinge nell’analizzare realisticamente la società italiana dell’epoca alle prese con il sentimento dell’amore e con i vaghi pruriti adulteri, che ovviamente venivano risolti prima che accadessero, in ossequio ai dettami della censura democristiana dell’epoca che non poteva ammettere un peccaminoso scandalo sessuale, sia pur condotto nella finzione della macchina da presa. Non erano ancora gli anni in cui si poteva osare troppo, certo gli anni ’60 erano vicini e con esso quella liberalizzazione sessuale e dei costumi, che porterà ad un corposo allentamento dei freni censori. Comunque l’obiettivo di Luigi Comencini era constatare come tutti allora come oggi, abbiamo a che fare con l’amore, con il valzer dei sentimenti, con il caos di relazioni messe in difficoltà dagli stravolgimenti del nostro animo. Una trilogia che trae spunto da un’antica filastrocca presa ad esempio riguardo la difficoltà di difendere la propria relazione sentimentale: “Lei pian piano arriva fino all’uscio, ma poi resta dentro al guscio, proprio come quelli che dicono: guarda che se esco da questa porta non mi rivedi più”. Esplicativo in questo senso appare soprattutto il secondo capitolo, ovvero Mogli pericolose, in cui quattro coppie si mettono alla prova sulla propria reciproca fedeltà, in particolare una delle quattro donne, ovvero Sylva Koscina, scommette con una delle sue amiche che riuscirà a sedurre l’integerrimo e insospettabile marito di una di loro (Renato Salvatori). Quando la situazione starà per sfuggire di mano, sarà proprio lei a fare un passo indietro.

Allo stesso tempo, il terzo capitolo, quello che ha per protagonista tra gli altri, anche Walter Chiari, analizza la volatilità dei sentimenti. Ne Le sorprese dell’amore accade un po’ di tutto, fino a quando le carte non si mescolano e il microcosmo di una tranquilla borgata romana, come tante, si arricchisce di stravolgimenti sentimentali. E’ la storia di due giovani coppie: la prima composta da un timido professore (Walter Chiari) e dall’esuberante Didì (Dorian Gray); la seconda formata dalla dolce e romantica Marianna (Sylva Koscina) e dal suo spavaldo fidanzato Battista (Franco Fabrizi). Le situazioni si ingarbugliano: la prima cadrà tra le braccia del fidanzato della seconda, Chiari, invece dopo aver cercato invano di avere un avventura con la dolce Marianna, si consolerà tra le braccia dell’intraprendente camerierina Maria Rosa (Anna Maria Ferrero), da sempre innamorata di lui. Il primo dei tre film, invece, che ho lasciato per ultimo, pone l’accento su uno degli elementi più sfruttati dal cinema in ambito di sentimenti, ovvero quello del gallismo italico. Quando le mogli sono in vacanza, i mariti rimangono in città e…si danno alla pazza gioia, promettendosi trasgressioni che presto ritornano nei ranghi.
Per questa trilogia Comencini si serve di attori e attrici di primo livello con i quali instaura un profondo rapporto professionale. Così, ad esempio, Nino Taranto, diventa un attore fondamentale per la riuscita di questa trilogia; appare infatti nei primi due capitoli (nel primo è uno dei mariti fedrifaghi), ed è perfetto per questi ruoli proprio perché l’attore partenopeo era uno dei più adatti a rappresentare le varie tipologie dell’italiano medio. Allo stesso modo anche Mario Carotenuto, caratterista promosso primo attore sul campo, risulta essere una pedina fondamentale, perché in grado di mettere in luce i vari aspetti caratteriali e sociali del gallismo dell’italiano medio di quegli anni: la gelosia, l’infedeltà matrimoniale, la seduzione di giovani e allegre ragazze utili per sentirsi ancora giovani e vigorosi e dimostrare l’assoluto, millantato, primato del maschio italico, maestro della seduzione. Ma ci sono anche Renato Salvatori e Sylva Koscina, che presto si ritroveranno insieme nella serie de La nonna Sabella, accanto a Tina Pica e Peppino De Filippo; ed anche Dorian Gray, reduce dalla popolarità di femme fatale, eredità del successo popolare di Totò, Peppino e…la malafemmina.
Sarà dunque solo un caso che proprio il terzo capitolo della serie, sarà il meno fortunato al botteghino? Forse la mancanza di attori trascinanti come Taranto e Carotenuto; forse anche quella di Salvatori e della Koscina. Le sorprese dell’amore insomma risulta essere il peggiore al botteghino, pur facendo registrare incassi ottimi, 430 milioni di lire, per fare un esempio, 7 in più del più celebrato Arrangiatevi!, di Mauro Bolognini. Nell’analisi negativa, che se ne fa di questo film al giorno d’oggi, pesa solo in confronto con gli altri due capitoli, che superarono il muro dei 600 milioni di lire incassati, risultando essere tra i primi 5 film più visti delle loro rispettive annate. Eppure, dobbiamo dirlo, il terzo capitolo è unitamente agli altri, molto interessanti, con un Walter Chiari trascinatore, che rende benissimo la patologica timidezza del suo personaggio, donandoci sfumature di autentica sofferenza esistenziale; e dimostrando una volta di più, come fosse un attore completo anche quando impiegato in un personaggio a tutto tondo, tipico della commedia all’italiana, del quale Comencini era uno dei massimi maestri.

Domenico Palattella