Pozzetto: il “ragazzo di campagna”

renato pozzetto foto 1

Negli anni ’80, la maschera surreale e dissacrante di Pozzetto, raggiunge la sua completa maturità artistica, evidente già nei primissimi mesi del nuovo e spensierato decennio. Infatti è proprio del 1980, il film Sono fotogenico, ultima pellicola memorabile del regista Dino Risi e probabilmente il migliore della carriera di Renato Pozzetto. Sono fotogenico(1980), scava nei meandri più cupi del mondo del cinema, tutt’altro che dorato; e lo fa servendosi del più keatoniano dei nostri comici, quel Pozzetto che con la sua comicità stralunata e un filo surreale è la vera arma in più di questo film. Pozzetto infatti, è strepitoso e credibile, con la sua maschera stralunata, nei panni di un perdente che merita di essere tale, ma che smaschera la pochezza di chi lo circonda e di tutto ciò che circonda il magico, apparente, mondo dorato del cinema. Un film amaro, da classica commedia all’italiana degli anni d’oro, ma aggiornata ad un presente involgarito e incattivito. Nelle parti di loro stessi, fugaci apparizioni di Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi. Straordinaria caratterizzazione di Aldo Maccione, nei panni dell’agente cinematografico Pedretti, cialtrone e approfittatore incallito.

renato pozzetto- sono fotogenico
Renato Pozzetto ed Edwige Fenech nel film “Sono fotogenico”(1980)

L’anno successivo Pozzetto prende parte al film ad episodi dal titolo Culo e camicia, qui divide la parte di protagonista con il suo grande amico e collega Enrico Montesano, ma non la scena dato che sono protagonisti di due diversi episodi, gli unici che compongono il film. Il mediometraggio di Pozzetto, scritto peraltro da lui stesso, dal titolo Un uomo, un uomo e…evviva, una donna! è una spanna sopra l’altro episodio, e narra del rapporto tra due omosessuali, messo in crisi dall’incontro di uno di loro con una giovane fotografa. Dato che ci siamo, rimaniamo sulla coppia Pozzetto-Montesano. Entrambi arrivati al successo più o meno nello stesso periodo, ed entrambi molto popolari e portatori di due comicità così diverse, ma anche interscambiabili e modulabili a seconda del partner di turno. Insieme, interpreteranno tre film, tra il 1987 e il 1994. Nel 1987 interpretano Noi uomini duri, una piacevole commedia, che si regge sulla bravura, sulla simpatia e sull’affiatamento di coppia. Lo spunto, originalissimo, è un corso per aspiranti “uomini duri”, dove finiscono per trovarsi e fare amicizia, un tranviere romano (Montesano) e un banchiere milanese (Pozzetto), con quest’ultimo che avrà anche modo di risolvere i suoi problemi con le donne. L’accoppiata risulta vincente, perché il film è molto esilarante e perché i due protagonisti, dall’alto della loro finezza comica e interpretativa, non scivolano mai nella volgarità e nella caciara. Ventesimo incasso della stagione 1986/87, il film ottenne già all’epoca recensioni positive e un ottimo successo di pubblico. Quattro anni più tardi, la fortunata accoppiata torna in sala con Piedipiatti, una commedia all’italiana cammuffata da poliziesco, parodia delle tante vicende di guardie e ladri trattate dal cinema americano, dove Pozzetto e Montesano interpretano due poliziotti, sulle tracce di una banda di narcotrafficanti. Una miscela di commedia e di poliziesco congegnata per adattare il repertorio classico dei due mattatori della commedia all’italiana con i moduli tipici del genere poliziesco. Ne esce fuori un ibrido “italian style” che attinge un po’ dalla filmografia di genere americana (Beverly hills cop, Arma letale, Serpico), un po’ dalla nostra commedia recente (I due carabinieri), ma che di certo non delude e si issa come una parentesi riuscita nella carriera dei due attori, al 1991, tutto sommato ancora sulla cresta dell’onda. Dato che l’affiatamento c’era, l’amicizia c’era, e il successo pure, la coppia torna insieme tre anni dopo nel film Anche i commercialisti hanno un’anima. L’abbinamento Montesano-Pozzetto aveva dato, fino ad allora, ottimi risultati commerciali, sia in film a episodi, o nei due titoli che girarono fianco a fianco, e dunque non faticarono ad accettare una nuova commedia da interpretare insieme, anche questa volta diretti da Maurizio Ponzi, che mette a confronto due diversi tipi di italiano. Quello pignolo, onesto, un pò troppo attento ai conti, e quello fanfarone, facilone e ciarlatano, accomunati dal fatto che entrambi sono commercialisti nell’Italia dell’avvento di Berlusconi in politica e ne esce fuori una non deprecabile fotografia efficace sul momento storico nazionale. Sia pure limitata temporalmente e come produzione, la coppia formata da Pozzetto e Montesano è meritevole di considerazione e ha un suo angolino nella storia del cinema italiano. Questo per l’indubbia classe dei due interpreti, scanzonato e surreale il primo, di straordinario e versatile talento il secondo, così diversi ma così in grado di amalgamarsi e di fondersi in pellicole riuscite e di indubbio divertimento.

renato pozzetto- noi uomini duri
Renato Pozzetto ed Enrico Montesano nel film “Noi uomini duri”(1987)

Ritornando sul Pozzetto protagonista assoluto, è proprio nella prima metà degli anni ’80, con il trittico iniziato con il già citato film di Dino Risi e proseguito con Un povero ricco e Il ragazzo di campagna, che l’attore di Laveno mette a segno i suoi film più popolari, che rappresentano l’apice della sua carriera di artista. Un povero ricco, che è il secondo di questi tre film, è un film godibile, una commedia dignitosa, per la verità non una delle migliori di Pozzetto, però ha il merito di essere stata lo spunto ispiratore per Mel Brooks e il suo Vita da cani, in cui un ricco signore sperimenta quanto sia dura la vita di uno straccione. La trama è scorrevole, ha diversi momenti simpatici e godibili e riesce a divertire quanto basta nel mostrare come un ricco difficilmente riesca ad adattarsi a “fare” il povero. Ineccepibile, come sempre Pozzetto, ma ciò che non è ben inquadrato è la ragione che spinge il suo personaggio a sperimentare la miseria. Le motivazioni infatti appaiono bizzarre, nonsense ed esagerate, segno che in fase di scrittura il lavoro poteva essere fatto meglio. Comunque il film resta tra i più conosciuti dell’attore milanese e si issa come terzo incasso della stagione. Ancora meglio fa l’anno successivo Il ragazzo di campagna, campione di incassi della stagione 1984 e probabilmente il film più divertente di Renato Pozzetto, certamente il suo cult per eccellenza. Tutto il film oscilla magistralmente tra il realismo della desolazione delle terre di campagna e di quella del caos della metropoli; e il surrealismo stralunato del protagonista. Il film è un piccolo capolavoro di comicità surreale, soprattutto la prima parte al paesello (“Borgo Tre Case, frazione di Borgo Dieci Case!”), ricca di scenette indimenticabili come quella del treno. Poi , quando l’ azione si sposta nella tentacolare metropoli , la vis comica registra comunque gag notevoli, come quella con Severino (Massimo Boldi) e quella del mini-monolocale, assolutamente geniali. Renato Pozzetto è protagonista assoluto, perfetto nel ruolo con il suo faccione stralunato, ben affiancato nei piccoli ruoli di contorno dalla brava Clara Colosimo , da Enzo Garinei e da Enzo Cannavale. Donna Osterbuhr, partner femminile di Pozzetto, invece è bona ma non sa proprio recitare. E’ la semplice storia di un ingenuo contadino, che a 40 anni appena compiuti decide di trasferirsi a Milano in cerca di fortuna. Qui si troverà di fronte a tutte le difficoltà tentacolare di una metropoli caotica e divoratrice. Dopo aver testato con mano, farà rientro nella mite e calma vita di campagna. Una storia insomma semplice, resa grande dallo strepitoso successo popolare.

Facciamo ora un salto indietro di due anni, per citare due film meritevoli di menzione, che nello scorrere delle pagine avevamo tralasciato: una storia ai limiti del fantasy, ovvero La casa stregata e l’esilarante episodio del film corale Ricchi, ricchissimi, praticamente in mutande, dove Pozzetto interpreta un industriale in crisi, disposto a cedere la propria moglie (Edwige Fenech) per una notte ad un ricco emiro, salvo poi scoprire che l’oggetto delle attenzioni sessuali è proprio lui: remake dichiarato di un episodio di Oggi, domani, dopodomani, film del 1965 con Mastroianni nei panni di Pozzetto. La casa stregata, molto più “politically correct”, è un film incentrato sulle disavventure di due giovani sposini (Renato Pozzetto e Gloria Guida), alle prese con un bizzarro fantasma di un saracino. La comicità stralunata di Pozzetto si adagia perfettamente alla storia che è quasi una parodia degli horror della “Hammer Film”, con la chicca di un curioso Pozzetto che diventa Hulk nella scena dell’ultima rapina. Godibilissime sono le gag surreali che rompono l’equilibrio spazio-temporale, tutti elementi che regalano un tocco di mistero alla pellicola, ponendola in una dimensione quasi onirica. Negli anni a seguire, oltre a partecipare a numerose pellicole corali, trattate nel saggio “La commedia corale degli anni ’80” e oltre ad interpretare film in coppia con Montesano e Villaggio negli anni ’90, Pozzetto interpreta un film in coppia con Carlo Verdone che lo conferma tra gli assi assoluti della comicità italiana: parliamo di 7 chili in 7 giorni(1987). La storia di due medici di quart’ordine che si inventano esperti in dietologia ed aprono una clinica per dimagrire, con il motto “7 chili in 7 giorni”. Quando la loro incapacità non sarà più occultabile, le cose si complicheranno fino a conseguenze non controllabili. Questa è la trama del film, gioiello della coppia Verdone-Pozzetto, la quale funziona perfettamente, con ingranaggi oliati e un’intesa invidiabile. Le battute e le situazioni sono efficaci e non si sconfina mai nel pecoreccio, al contrario di molti film comici coevi. Si ride, e moltissimo, con un ritmo serrato. La differenza con numerosi prodotti contemporanei è che la storia è ben architettata, con un bel po’ di situazioni e boutade da raccontare, in cui la vis comica dei due illustri attori protagonisti non è attutita, anzi viene evidenziata collocando entrambi in situazioni perfette (vedasi il rapporto di Paolone con Pozzetto o i rapporti con la Sora Rosa – Lella Fabrizi – con la quale interloquisce sempre e comunque Verdone!). Arrivano poi gli anni ’90 di Pozzetto, che cinematograficamente si lasciano ricordare soprattutto per l’accoppiata con Paolo Villaggio nel trittico delle Comiche(1991/94), ispirato alla comicità slapstick di Stanlio & Ollio e di Charlie Chaplin: terzetto di film tutto sommato riusciti e arricchiti da un considerevole successo popolare.

Domenico Palattella

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