Simpatica satira che prende di mira le estenuanti cure dimagranti, quello di “Sette chili in sette giorni” è uno dei capitoli più famosi e più “cult” degli anni ’80. Merito anche della verve comica del perfetto quanto forse casuale ed inedito connubio cinematografico tra Carlo Verdone e Renato Pozzetto, che in questo caso si rivela veramente godibile ed irresistibile. Non sono solo le gags a far ridere, ma tante situazioni che tra paradosso e grottesco, riflettono la realtà della malasanità nostrana. La trama pur sembrando per molti versi un collage di sketch comici, è ben sviluppata grazie ad una sceneggiatura lineare e ricca di contenuti esilaranti che tra equivoci, inganni, sotterfugi, opportunismo e furbescherie tutte al maschile, intrattiene più di quanto ci si aspetta. Alcune sequenze a metà strada tra il demenziale ed il grottesco – come quella del cardinale ormai sopraffatto dalla fame che durante un esercizio di gruppo ruba le olive ad un compagno della clinica non appena si distrae o ancora quella in cui i pazienti sono tutti talmente affamati da pensare di mangiarsi i pesci rossi nella fontana di proprietà della clinica – sarebbero quasi degne di diventare da antologia. Divertente risulta poi la caratterizzazione di tutti i pazienti protagonisti e dei due mattatori, entrambi medici piuttosto incapaci e pasticcioni. Inaspettato ed esilarante l’epilogo finale che ribalta la situazione trasformando questa clinica contro l’obesità in una trattoria che invece la promuove e che viene battezzata col nome: “Ai due porconi”…