Il 20 settembre del 1905, di sera, viene proiettato nel piazzale di Porta Pia La presa di Roma, girato in quello stesso anno dal pioniere del film nazionale, Filoteo Alberini. Quell’opera segnò l’avvio dell’industria cinematografica italiana. L’opera fu realizzata da Alberini in vista delle celebrazioni dei 35 anni della presa di Roma da parte dei bersaglieri del Re. Nel 2005, in occasione dei festeggiamenti per i cento anni del cinema italiano, il materiale rimasto è stato restaurato grazie a grandi istituti internazionali, tra il Centro Sperimentale di Cinematografia e il MoMa di New York. Il resto di ciò che conosciamo, lo dobbiamo a fonti secondarie, memorie indirette e testimonianze dell’epoca, come del resto si confà ai grandi misteri del cinema primitivo. Si tratta della ricostruzione storica dell’assalto di Porta Pia, condotta dai soldati italiani nel 1870 contro le truppe pontificie. Importante la figura di Filoteo Alberini, pioniere del cinema italiano. In quanto inventore di macchine da presa e obiettivi meccanici, egli va considerato il Lumiére tricolore. Si apriva, con questo breve film, la lunga storia del cinema italiano. Che il soggetto nasca a partire dallo spirito nazionale e riguardi l’unità d’Italia annuncia, a ben vedere, cento e più anni di cinema in cui i temi dell’identità nazionale appaiono i più frequenti, direttamente e indirettamente. La nascita di una cinematografia nazionale non si deve mai al caso. La figura di Filoteo Alberini è di straordinaria importanza nella storia del cinema, in quanto fa parte di quel ristretto gruppo, insieme ai fratelli Lumiére e Georges Meliés, di pionieri e geni del nuovo genere artistico. Alberini fu infatti, il primo cineasta della storia del cinema italiano, e al pari dei suoi illustri colleghi innovatore e inventore di nuove tecnologie in grado di migliorare l’assetto cinematografico di inizio ‘900. Alberini inventò infatti la cinepanoramica (un sistema di obiettivo girevole che allarga l’immagine sullo schermo, un antenato dell’odierno Vistavision), il cineorologio (un disco rotondo di pellicola con tanti fotogrammi che potevano essere visionati con un apparecchio manuale), una pulitrice di pellicole e un accessorio da applicare alle macchine fotografiche, antesignano dello scatto in sequenza. In tutto, Alberini diresse 134 film, tra cui Quo vadis? del 1913, il primo kolossal italiano.

Domenico Palattella
Il giusto tema per il primo film italiano. Emozionante!
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