Il grande Totò ha interpretato, nel corso della sua carriera, ben 97 film, tra il 1937 e il 1967, anno della sua morte. In tutte le 97 pellicole, possiamo notare la sua eccezionale capacità di cambiare il registro recitativo a seconda del personaggio da lui interpretato e della storia rappresentata. Possiamo così riconoscere, attraverso una mutabilità di maschere non sviluppata a livello cronologico, il suo essere marionetta, una figura umana tipizzata attraverso l’esasperazione di alcuni tratti caratteriali, l’uomo qualunque, inserito nella piena banalità della vita quotidiana, l’uomo che soffre all’interno di una vita di miseria e di precarietà, la maschera surreale e la sua eterna clownerie, che può essere considerata la base di tutte le sue metamorfosi, così che il personaggio da lui creato può far ridere all’interno di una situazione drammatica ma può anche suscitare il pianto all’interno di una situazione comica. Grande erede della commedia dell’arte, Totò è riuscito a cucire, intorno a tutti i personaggi interpretati, un tratto umano e di simpatia, che costituisce il fulcro della sua arte, derivata dal teatro, dalle strade di Napoli e dalla capacità di osservare e di rappresentare la realtà. Gli incassi dei suoi film, in 30 anni di attività cinematografica, hanno raggiunto cifre stratosferiche, che testimoniano quanto il principe della risata sia stato amato in vita, così come dopo la morte. La media film di Totò, è di 4 film all’anno, uno ogni 90 giorni, ma nel suo periodo d’oro, ovvero tra il 1950 e il 1960, arrivò ad interpretare più film contemporaneamente, saltando da un set all’altro. In questa mole enorme di pellicole girate, è normale che un certo numero di queste, abbiano avuto un’attenzione mediatica maggiormente sviluppata, e non solo per il più congruo incasso. Così, quando si parla di Totò, vengono subito alla mente film come “Miseria e nobiltà”, “Totò, Peppino e la malafemmina”, “Totò le Mokò”, “Totò a colori” e così via. Capolavori indiscussi, indubbiamente, ma inflazionati e praticamente scandagliati fotogramma per fotogramma dagli ammiratori dell’attore napoletano. C’è poi, come per tutti i grandi attori con la G maiuscola, un folto numero di film, che non hanno goduto di questa inflazione mediatica e che al momento sono caduti un pò nel dimenticatoio, anche per via del fatto che non vengono pressoché mai trasmessi in televisione o che non hanno mai fatto parte delle numerose collane edite sui film di Totò. Film quasi vergini, dove avventurarsi per capire ancora di più in profondità l’arte dell’attore napoletano. In questo breve saggio ho selezionato 8 pellicole sottovalutate di Totò, pellicole stupende, dove l’elemento più affascinante è proprio quello di trovarsi di fronte ad un terreno fertile, ma poco calpestato dagli studiosi di cinema. Dopo una mera elencazione di queste pellicole, entriamo nel vivo dell’analisi filmica.
-L’uomo, la bestia e la virtù (1953), regia di Steno
-Il più comico spettacolo del mondo (1953), regia di Mario Mattoli
-Totò all’inferno (1955), regia di Camillo Mastrocinque
-Totò a Parigi (1958), regia di Camillo Mastrocinque
-Totò, Eva e il pennello proibito (1959), regia di Steno
-Totò contro il Pirata Nero (1964), regia di Fernando Cerchio
-Che fine ha fatto Totò Baby?(1965), regia di Ottavio Alessi
-Totò d’Arabia (1965), regia di José Antonio de La Loma
1. L’uomo, la bestia e la virtù (Italia 1953, col e b/n, 88 min.), di Steno. Con Totò, Viviane Romance, Orson Welles, Clelia Matania, Franca Faldini.
In un modesto paesino della costiera amalfitana, Assunta Perella (V.Romance), moglie di un capitano di marina (O.Welles) con cui non ha più rapporti sessuali, è rimasta incinta del suo amante, il professo Paolino (Totò), maestro elementare. Poiché il capitano sta per tornare, questi spinge la donna a farsi bella per poter sedurre il marito inducendolo a far l’amore con lei e giustificare così in futuro la sua gravidanza. Il piano riesce, ma da quell’incontro i due coniugi tornano ad amarsi, mentre al povero maestro non resta che consolarsi con la prostituta (F.Faldini) del paese, che diventerà sua moglie.Un Totò diverso dal solito, curioso e particolare, che si confronta con un testo “alto” come quello di Luigi Pirandello ne “L’uomo, la bestia e la virtù”, falcidiato dalla censura e ritirato poco tempo dopo l’uscita nelle sale, a causa delle proteste della famiglia di Luigi Pirandello, la quale non aveva gradito lo stravolgimento dell’opera di partenza. Girato a colori con pellicola Gevacolor, il film è oggi solo in bianco e nero. Il motivo risiede nel fatto che la pellicola ritirata dal commercio, quasi subito, rimase chiusa in un armadio per ben quarant’anni. Quando, nel 1993, venne ritrovata, restaurata e rimessa in circolazione, i colori purtroppo erano perduti per sempre. “L’uomo, la bestia e la virtù”, rimane uno dei film meno esplorati di Totò, ma è un piacere vedere recitare insieme due mostri sacri come Orson Welles e lo stesso attore napoletano. La prostituta, che al termine del film, sposa Totò, è Franca Faldini, compagna dell’attore napoletano anche nella vita reale.
2. Il più comico spettacolo del mondo (Italia 1953, col, 70 min.), di Mario Mattoli. Con Totò, May Britt, Franca Faldini, Tania Weber, Mario Castellani.
Ricercato dalla polizia per una colpa sconosciute, il clown Tottons (Totò), per non farsi riconoscere, non si strucca mai. Il proprietario del circo, che è al corrente della situazione, lo ricatta, mentre tre ragazze (la soubretta, la trapezista e la domatrice) gli rendono la vita difficile. Tottons, a seguito di una serie di equivoci e peripezie varie, riesce alla fine a far trionfare la sua innocenza.Il film è un’esplicita parodia de “Il più grande spettacolo del mondo”, di Cecil B.De Mille, ed è stato girato in 3D, tanto da essere pubblicizzato come il primo film italiano realizzato con tale tecnica. Ispirato al mondo del circo e realizzato in un vero circo, per la sua struttura il film può essere considerato quasi come un vero e proprio documentario, sia sull’arte di Totò, che su quella circense. La trama, comunque, si snoda su una serie di numeri tratti dalle riviste di Totò, in cui l’attore napoletano rifà, con una vis-comica sempre di trascinante effetto, i suoi cavalli di battaglia: il migliore, oltre a quello del domatore e quello del manichino, è il coiffeur pour dames durante il quale Totò travestito da donna massaggia una procace biondona. Strepitoso il monologo finale di Totò. Nonostante un considerevole successo di pubblico alla sua uscita, il film negli anni a seguire ha avuto una distribuzione ed una pubblicità veramente limitati.
3. Totò all’inferno (Italia 1955, col. e b/n, 90 min.), di Camillo Mastrocinque. Con Totò, Maria Frau, Nerio Bernardi, Mario Castellani, Fulvia Franco, Dante Maggio.
Il ladruncolo Antonio Marchi (Totò), ridotto ormai alla disperazione dalla fame, cerca più volte di suicidarsi. Infine riesce ad annegarsi in un fiume, muore e va a finire all’inferno, dove trova Cleopatra (M.Frau) che lo scambia per Marcantonio, col quale vuole riprendere la sua storia d’amore interrotta con la vittoria di Augusto ad Azio e il suicidio dei due amanti. Ma Satana (N.Bernardi) è geloso e lo perseguita, costringendolo a fuggire e a tornare sulla terra, dove va incontro a molte peripezie. Alla fine il povero Antonio si sveglia: è stato tutto solo un sogno.Il primo degli 11 film che Camillo Mastrocinque diresse con Totò, è uno dei pochissimi nati da un soggetto dello stesso Totò (firmato come Antonio De Curtis) che conferma la sua concezione surreale della comicità. Anche per questo surrealismo dilagante che circonda il film, la pellicola è una delle preferite dell’attore napoletano. Curiosa la scelta del colore: le scene ambientate all’inferno sono girate a colori; quelle ambientate sulla terra con un bianco e nero, con strane sfumature blu scuro. Come sempre Totò è straordinario e si esibisce in alcuni numeri di alta scuola comica: la scena del finto pazzo è da antologia. Stramba, ma efficace ricostruzione dell’inferno, più goliardico, stile rivista, che naturalmente infernale. Da vedere!
4. Totò a Parigi (Italia 1958, b/n, 110 min.), di Camillo Mastrocinque. Con Totò, Sylva Koscina, Lauretta Masiero, Fernando Gravey, Memmo Carotenuto.
Il povero vagabondo Totò, che vive a Roma su un albero, riceve una lettera con un assegno e un biglietto ferroviario per andare a Parigi. In effetti somiglia come una goccia d’acqua al marchese Gaston de Chemantel (sempre Totò), che ha messo in atto un piano, con la complicità di una bella donna, per ucciderlo facendolo passare per lui stesso e intascare i soldi dell’assicurazione sulla vita. Dopo varie peripezie e pericoli, tra spogliarelli ed equivoci, il piano fallisce e Totò fa ritorno a Roma per riprendere il suo vecchio posto sull’albero dove abitava prima dell’avventura parigina.Doppio Totò,come gli è capitato altre volte in carriera,con una versione “naturale” ed una doppiata da Emilio Cigoli: l’ “avventura” questa volta, porta il comico napoletano nella capitale francese,incastrato da un intrigo ordito da un suo sosia,boss della mala parigina. Sembra che “Totò a Parigi” sia stato il calco, per due film capisaldi della commedia all’italiana anni ’80 e ’90, ovvero “Johnny Stecchino” e “Il Marchese del Grillo”, dove il sosia miserabile dell’aristocratico si illude di essere diventato Marchese. “Totò a Parigi”, anche se poco conosciuto, rimane per gli intenditori e gli esperti dell’arte di Totò, come una delle sue migliori commedie. Alcune scene sono infatti, da antologia della risata: c’è la sequenza in cui canta la sua “Miss, mia cara Miss” esibendosi nel celeberrimo numero della marionetta disarticolata; e quella del wagon-lite dove fa diventare matto lo sventurato che condivide con lui la cuccetta,interpretato questa volta da Luigi Pavese e non da Mario Castellani. Interessante anche l’inizio quasi favolistico del Totò sventurato che vive su un albero nel centro di Roma. Bella come il sole Sylva Koscina.
5. Totò, Eva e il pennello proibito (Italia/Spagna 1959, b/n, 98 min.), di Steno. Con Totò, Abbe Lane, Mario Carotenuto, Luis de Funés, Giacomo Furia, Luigi Pavese.
Un pittore italiano, Totò Scorcelletti (Totò) è attirato a Madrid con promesse di avventure galanti dalla bella Eva (A.Lane) e dal suo complice Raoul La Spada (M.Carotenuto), ma in realtà per dipingere una copia della Maja Desnuda in camicia da notte, che i due complici vogliono spacciare per un inedito di Goya. Intanto il famoso critico francese Montiel (L.de Funés) certifica la paternità del quadro, anch’esso ingabbiato da alcune promesse galanti. Scoperta la truffa, Scorcelletti e Montiel, ritenuti complici, vengono arrestati, ma in carcere progettano altre truffe.Film di routine, goliardico e divertente, uno dei tantissimi all’interno della filmografia di Totò, piuttosto misero quanto a trama ma pienamente salvato dal genio sulfureo di un principe della risata qui in piena forma. Erano d’altronde questi a cavallo tra i ’50 e i ’60 i suoi anni migliori, e tiene in piedi da solo la baracca, regalando momenti di notevolissima ilarità. Magnifico, tra gli altri, vederlo ballare un flamenco molto ‘decurtisiano’ che chiude poi tirando un ceffone al torero che gli insidia la donna. L’idea di girare un film comico centrato su Goya e la Maja Desnuda venne ai produttori italo-spagnoli per sfruttare gli interni allestiti a Cinecittà per il film “La Maja Desnuda”, di Henry Koster, appena finito di girare. Tutto ciò, considerato il netto rifiuto di Totò, sempre timoroso dell’aereo,di recarsi davvero a Madrid a girare il film. La produzione dovette dunque ripiegare su Roma e al posto di un comico spagnolo, come era previsto, venne scelto il comico francese Luis de Funés, che poi avrebbe recitato nuovamente insieme a Totò ne “I tartassati”.
6. Totò contro il pirata Nero (Italia 1964, col. 102 min.), di Fernando Cerchio. Con Totò, Mario Petri, Grazia Maria Spina, Mario Castellani, Aldo Giuffré.
Per evitare di essere arrestato il ladruncolo José (Totò) si nasconde in un barile che viene imbarcato sulla nave del pirata Nero (M.Petri) dove con una spada calamitata, una casseruola e tanta fortuna si conquista la fama di imbattibile spadaccino e l’odio del pirata: inviato in missione suicida al ballo del governatore, troverà il modo di aiutare la bella figlia (G.M.Spina) del padrone di casa e di far arrestare i pirati.“Totò contro il pirata nero”(1964) è un film in costume da non sottovalutare, sia pur nella sua leggerezza, e in cui Totò, tra equivoci, funambolismi, gag, filastrocche, pantomime e trovate surreali, ha modo di esprimere tutta la sua immensa verve comica. Anche la critica elogia il vecchio grande leone dello spettacolo, il critico Alberto Anile disse infatti a proposito della pellicola: “…degli ultimi film di Totò, è quello in cui emerge con maggiore evidenza la propensione del favoloso interprete alla trovata assurda, alla comicità astratta, alle gag visive illogiche, quindi surreali”.
7. Che fine ha fatto Totò Baby? (Italia 1964, b/n, 110 min.), di Ottavio Alessi [ e Paolo Heusch, non accreditato]. Con Totò, Pietro De Vico, Mischa Auer, Ivy Holzer, Edy Biagietti, Mario Castellani.
I due fratelli Totò e Pietro (P.De Vico) vivono di piccoli furti: nel tentativo di liberarsi di una valigia, che hanno scoperto contenere un cadavere, incontrano un coltivatore di marijuana (M.Auer), che promette di aiutarli se gli uccideranno la moglie. Ma Totò scambia la droga per insalata e mangiandola impazzisce, trasformandosi nel ferocissimo Totò Baby, e uccidendo tutti gli abitanti della villa.Truculenta, sadica e feroce parodia, in cui Totò, ebbro della marijuana con cui per sbaglio si è fatto un’insalata, uccide e mura nel salone di una villa, dov’è stato assunto come segretario, una serie di malcapitati, e alla fine seppellisce nella sabbia il fratello ( Pietro De Vico) e danza intorno alla sua testa. Qui è formidabile la carica di energia anarchica, beffarda di ogni convenzione, sprigionata dall’attore, tornato- è quasi un canto del cigno- alle trascinanti ebbrezze dei tempi della rivista. E infatti il film è un canovaccio che permette all’attore di esprimersi in alcune delle sue migliori improvvisazioni: la cena con l’insalata alla marijuana, gli omicidi con l’acido solforico e la calza, il gelato sulla spiaggia, le vittime murate lasciando fuori le braccia nude che funzionano da applique, la cena col postino. Curiosità: Totò accettò a malincuore di interpretare un ruolo così truculento, l’unico personaggio “negativo” della sua carriera, e cercò in ogni modo di attenuarlo attraverso il ricorso all’improvvisazione e alla commedia dell’arte. Rimane comunque uno dei “gioielli” dell’ultimo Totò.
8. Totò d’Arabia (Italia/Spagna 1965, col. 90 min.), di José Antonio de la Loma. Con Totò, Nieves Navarro, Georges Rigaud, Fernando Sancho, Mario Castellani.
Il cameriere italiano (Totò) del capo dei servizi segreti inglesi viene spedito in Kuwait per convincere lo sceicco a concedere lo sfruttamento dei pozzi petroliferi agli inglesi: sbaraglia tutti gli avversari, tra cui l’affascinante spia americana Doris (N.Navarro), e poi decide di trasferirsi a Napoli.Parodia di grana grossa di “Lawrence d’Arabia”, con implicazioni alla James Bond, “Totò d’Arabia” è l’ultimo film in cui compare il nome di Totò nel titolo. Il film è inoltre, quasi un remake, 15 anni dopo di “Totò sceicco”, ovviamente sempre interpretato dall’attore napoletano. La pellicola venne realizzata a tempo di record, dopo il grosso successo di “Lawrence d’Arabia”, per sfruttare appunto il successo del film di riferimento. E Totò ovviamente, era garanzia di sicuro successo, a basso costo.