“In nome del popolo italiano”(1971) è una delle più riuscite commedie all’italiana degli anni ’70, una deliziosa e amarissima commedia sul filo di un moralismo acre e tutto negativo, che si misura con l’attualità politica della cupa Italia degli anni ’70 che sembra conoscere solo le leggi del profitto a ogni costo. Mattatori della pellicola sono Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, una coppia di assi già rodata in altri capolavori della commedia all’italiana come “I mostri” e “La marcia su Roma”. Gassman è un estroverso, rapace cialtrone, speculatore edilizio, corruttore di potenti, inquinatore di litorali, esponente tipico, insomma, dell’Italia del benessere; e Tognazzi è il giudice istruttore deciso a combatterlo con la sola arma della propria ostinazione. Indagando sulla morte di una prostituta, Tognazzi scopre i passati contatti di costei con il potente imprenditore, di cui smonta poi l’alibi nella notte del fattaccio. Alla fine però un quaderno scoperto per caso mette in mano a Tognazzi la prova del suicidio della ragazza. Però il giudice è disgustato dal degrado della società che vive, degrado di cui i responsabili sono i tipi come l’ingegner Santenocito/Gassman: pesci avvelenati dagli scarichi industriali, strade in smottamento, corruzione dilagante. E allora decide di punire ad ogni costo almeno un colpevole, distrugge freddamente, la prova dell’innocenza del suo imputato e lo fa arrestare. Il tutto per punire una società che non sa più perseguire i propri ideali. La scena, quì proposta, in cui Tognazzi e Gassman litigano sulla spiaggia è da antologia della recitazione. Chapeau!