
Eredi dichiarati di Franco Franchi & Ciccio Ingrassia, e non soltanto per la chiara comunanza geografica, con l’aggiunta di un pizzico di comicità sofisticata stile Tognazzi-Vianello, Ficarra & Picone, all’anagrafe Salvatore Picarra e Valentino Picone, sono la grande coppia comica del cinema italiano moderno. Nati artisticamente allo Zelig Circus, dove hanno concluso il loro percorso di formazione, si affermano fin da subito con una comicità popolare, vagamente surreale, perfettamente addentrata nel contesto sociologico dell’Italia del nuovo millennio. Esplicativa in tal senso la loro commedia teatrale, “Sono cose che capitano”(2005), che si allontana dagli stereotipi classici del cabaret per affacciarsi a pieno titolo sulla commedia. Una consacrazione per il duo comico che registra il sold out in tutti i teatri d’Italia. Ancora prima era uscito nelle sale italiane il film “Nati stanchi”(2001), la loro prima fatica cinematografica, che al di là di una certa, normale, inesperienza cinematografica, certifica l’intelligenza scrittoria della coppia. La capacità di farsi ambasciatori della sicilianità, lontana dai classici stereotipi, di mafia e di tutto quello che può nuocere all’immagine della Sicilia; unita all’ambizione di aggiornare al nuovo millennio la farsa sghangherata ma efficace di Franchi & Ingrassia; e in più a niente affatto banali notazioni sociologiche, pongono all’attenzione del pubblico cinematografico la coppia. Nel 2001 non è ancora famosissima, si sta ancora facendo le ossa diciamo così, ma dimostra due cose, che saranno importanti nel futuro successo a livello nazionale: la grazia delle pellicole scritte e interpretate da Ficarra & Picone, lontana anni luce dalle scurrilità tipiche dei tempi nostri, nonché la capacità di parlare dei problemi sociali italiani e siciliani, con grande intelligenza e con una comicità amara ma realistica, da commedia all’italiana. “Nati stanchi”, in particolare, merita ben più di una semplice e fugace visione, riassume in un’oretta e mezza circa la società siciliana: i ragazzi che non hanno voglia di fare niente e che passano le giornate al bar, i politici ladri che promettono l’impossibile (in questo caso trasformare un paese siciliano in una località sciistica),il mafioso di turno che trucca concorsi e elezioni. Ma soprattutto il grande abisso che divide la società del Sud con quella del Nord. Bisogna vivere nel meridione d’Italia almeno per una decina di anni per capire la genialità del duo Ficarra & Picone, che parlando dei problemi di una regione, riescono a parlare dei problemi di un’intera generazione di giovani svogliati, ma non aiutati dalle istituzioni, perché vige corruzione, clientelismo e raccomandazioni a iosa.

La falsariga, lo stile, la grazia della loro impostazione comica è tracciata, marcata, evidente, una spanna sopra le altre coppie comiche del momento. E questo divario stilistico, interpretativo, qualitativo si è fatto ancora più marcato, proprio nel 2017, quando è uscito nelle sale il loro settimo film, “L’ora legale”, osannato fin da subito come uno dei film comici più intelligenti degli ultimi vent’anni. Resterà questo film, resterà fra venti/trenta/quarant’anni, come documento storico-politico dell’Italia di inizio XXI secolo. Resterà come è rimasta la migliore commedia all’italiana del secolo scorso. Resterà perché finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di parlare della nostra realtà, ovviamente deformata attraverso una sguardo esilarante. Resterà perché il duo osa un finale amaro, profeticamente realista, come fossimo in una delle commedie all’italiana, di Sordi, di Gassman e perché no, anche di Franco Franchi & Ciccio Ingrassia. Ficarra & Picone affondano le loro radici nell’humus culturale dei pupi siciliani, della Sicilia borbonica ottocentesca, dello sberleffo verso il potere, e la arricchiscono con annotazioni comiche e sociologiche adattate ai tempi moderni. La grazie e la finezza comica sono state sempre loro prerogative, ma ne “L’ora legale”, a tutto ciò si aggiunge la capacità di raccontare abitudini e modi di essere collettivi del popolo italiano. Così facendo allargano lo sguardo sulla descrizione di un’intera comunità, dei suoi vizi e dei suoi tanti difetti, lontano anni luce ( in meglio ) rispetto alla favola buonista, meccanica e ripetitiva di un Siani a corto di idee. E la maniera in cui Ficarra & Picone si utilizzano è straordinaria e dimostra che dietro alla coppia, c’è una solida cultura comica, intelligente, raffinata, popolare. I due sono un corpo estraneo vagamente surreale, capaci di scardinare la logica lineare della narrazione, e difatti danno tanto spazio ai caratteristi di turno, come Antonio Catania e Sergio Friscia, squinternati vigili di provincia. Riescono dunque a sbozzare tante figurine deliziose, come si faceva nella “grande” commedia all’italiana dei vari Sordi, Manfredi, Gassman…Che delizia, perché reale, il microcosmo de “L’ora legale”, amaro, amarissimo, pieno di ipocrisie, di false amicizie, di egoismo. Un trattato sociologico di estrema efficacia, che si pone una domanda importante: che Paese vogliamo essere? Siamo davvero pronti per un mondo dove le regole vengono rispettate da tutti, noi compresi? E ancora, per citare una battuta del film: l’Italia, l’onestà, se la può permettere? L’ora legale resterà in ogni caso un documento del momento storico-politico che stiamo attraversando, sospeso tra paura e speranza, tra la curiosità e il timore di scoprire qual è Italia che ci meritiamo davvero. Dalla sala si esce soddisfatti, per aver visto un “vero” film comico, come si facevano una volta, ma si esce anche con l’amaro in bocca, perché è un film che fa riflettere se siamo davvero così. Un film che merita 4 stelle su scala di 5, perché quando la comicità non è banale, sfonda, eccome se sfonda, rasentando il capolavoro. E ci fa capire una cosa: che le favole ridanciane e fine a se stessi dei cinepanettoni, stanno incominciando a segnare il tempo, e che il film comico quando è intelligente ha una carica magnetica più efficace di un film drammatico. Certo, Ficarra & Picone procedono sulla falsariga della maschera di Checco Zalone, ma la arricchiscono con più qualità, meno volgarità e meno parolacce. La coppia non ha mai steccato al cinema, perché ha buone idee, ha un ottimo affiatamento, diverte con stile, ma questa volta ha davvero trovato la strada giusta, per affiancare alla classica comicità all’italiana, l’ambizione di una commedia di costume. Ci sono arrivati per tappe, in progressione, con grande “intelligenza”, quella che manca a molti autori italiani. E gli incassi, volano, volano, a sfondare il muro dei 10 milioni di euro, dopo soltanto 10 gg di programmazione. E hanno compiuto un altro miracolo, quello di mettere d’accordo pubblico e critica, praticamente all’unisono. Può sembrare banale, eppure storicamente qui da noi, non è quasi mai stato così.

Il successo di pubblico e critica de “L’ora legale”, affonda, chiaramente, le sue radici in tutto quello che c’è stato nel mezzo, nel graduale raggiungimento della piena padronanza del mezzo cinematografico. Si era detto che in “Nati stanchi”, pur evidenziando grazia stilistica ed intelligenza scrittoria, si notasse una certa inesperienza ai tempi comici del cinema, profondamente diversi da quelli televisivi o teatrali. Già dal loro secondo film, questo divario va assottigliandosi, tanto è vero che nel film “Il 7 e l’8″(2007), si sente il sapore del film e non della tv. Pregio principale dei due comici siciliani è stato proprio quello di riuscire a scampare dal pericolo maggiore: trasportare su grande schermo un prodotto televisivo. Invece la pellicola ha il ritmo, i colori, l’equilibrata alternanza di situazioni tipicamente cinematografiche. Ficarra & Picone costruiscono una commedia scorrevole che, sebbene abbia in una certa staticità visiva il suo tallone d’Achille, frizza e vive di una comicità personale e fine, che ben si eleva rispetto al deludente panorama della comicità contemporanea italiana. Inserendo in un contesto narrativo solido gag ed equivoci, battute a go-go e situazioni anche improbabili, il duo esordisce dietro alla macchina da presa con un film che lascia sorpresi. Piacevolmente. E questa piacevole sorpresa continuerà anche nei successivi lavori, premiati da un successo di pubblico sempre crescente. Ormai pienamente padroni del mezzo cinematografico, Ficarra & Picone, continuano a navigare con “intelligenza” sopra la media comica nazionale, ed escono in sala nel 2009 con “La matassa”, altro riuscito film comico-brillante, che parla della Sicilia, per parlare dell’Italia intera. Ficarra & Picone calcano nuovamente le orme della commedia all’italiana, trattando in chiave comica un tema che si poteva benissimo prestare allo svolgimento serio o drammatico. Coppia buffa ad altissimo tasso di gradimento, al fisico degli everyday men associa, invece, una forte caratterizzazione regionale e un umorismo quasi d’altri tempi, mai volgare, che ha il suo esito ultimo nel sentimento e che poggia sulla cattiveria troppo approssimata per ferire di Ficarra e sull’inettitudine troppo disarmante per non intenerire di Picone. Il lavoro cinematografico, ancora una volta, è affrontato seriamente, con il supporto di esperti sceneggiatori, la condivisione della direzione con Giambattista Avellino e l’impiego – encomiabile- del patrimonio attoriale siciliano (Gioè, Musumeci, Centamore, Pupella, Martorana, Astorina). Chi si attende la catena di sketch resterà fortunatamente deluso, perché il copione è più che solido, e così chi s’aspetta il teatro filmato verrà smentito in più occasioni da riprese complesse. Se mai si avverte, a volte, un sentimento del tempo eterogeneo; come quando, di contro ad un Ficarra sempre in movimento o inquadrato nel bel mezzo di una marachella da sbrigare velocemente, l’obiettivo si attarda sul lento mutare d’espressione di Picone, fermando improvvisamente il film su un primo piano che, comunque, ha l’eloquenza di un monologo. Due comici due ritmi, dunque, e una regia a sei mani – pratica al limite dell’esperimento – che si può serenamente dire riuscita, poiché si fa orologio svizzero là dove è importante che lo sia (come nella scena dell’inseguimento con la valigetta) e pratica di libertà altrove, a tutto vantaggio della spontaneità della scena.

Grosso modo anche nel successivo “Anche se è amore non si vede”(2011), la coppia continua a veleggiare alto, a metà strada fra i toni farseschi di Franco & Ciccio e il registro brillante di Tognazzi & Vianello. Ficarra & Picone incarnano i poli oppositivi e complementari dell’uomo medio (l’ansiogeno e l’indifferente, il timido e lo spaccone, il prodigo e l’avaro). Dalla televisione al cinema, il duo palermitano non si accontenta di espandere la struttura dello sketch, ma cerca di applicare quello stesso tipo di lavoro sui difetti e le idiosincrasie dell’italiano medio ai luoghi comuni della commedia classica. Di fronte alla possibilità di costruire storie più ampie, è come se il loro interesse fosse quello di procedere dagli spunti più collaudati della scrittura per il cinema e di rivederli alla luce della loro vivacità spudorata, di un ritmo tutt’altro che “nato stanco”. I due funzionano ( e risultano i migliori ) persino quando sono utilizzati nella farsa di Fausto Brizzi, intitolato “Femmine contro maschi”(2011), che rimane uno dei campioni di incassi di quell’anno. Film corale, diviso in tre episodi intrecciati, prende in giro il mito del gallismo dell’italiano medio contemporaneo. Ha, però la sua ragione d’essere soltanto grazie a Ficarra & Picone, protagonisti di uno dei tre episodi. Se non fosse per i due, che portano nel film i loro personaggi e una comicità piena, fatta di faccia, di bile e di cervello, verrebbe da sentirsi presi in giro dal tenore della proposta. I due comici palermitani interpretano due amici che suonano in una cover band dei Beatles e sono in procinto di partecipare a un’importante gara musicale, ma le rispettive compagne non vedono di buon occhio la loro passione, tanto che Picone tiene la moglie all’oscuro del suo impegno con il gruppo, e Ficarra viene momentaneamente lasciato. Alla fine le due mogli si accontenteranno di come sono i rispettivi mariti. Morale della favola: riusciranno le donne a cambiare i maschi? Domanda estendibile a tutto il film nel suo complesso, che pur annoverando nel cast Claudio Bisio, Luciana Littizzetto, Nancy Brilli, Emilio Solfrizzi, viene salvato dalla presenza del duo siciliano. Le partner femminili di Ficarra & Picone, sono nel film Francesca Inaudi e Serena Autieri. “Ci siamo divertiti nel farlo” commentano “Era un set in cui si respirava una bellissima atmosfera”. Piccolo aneddoto: in una delle scene Valentino Picone riesce nell’impresa di “murare” addirittura la campionessa di pallavolo Francesca Piccinini. Un film tutto sommato gradevole, simpatico, ma nulla più.

Di diversa fattura, invece, la sesta loro fatica, quella dal titolo “Andiamo a quel paese”, datata 2014. La dimostrazione lampante, che quando sono loro a scriversi i testi, ebbene quel film, da farsa si eleva ad affresco di un’epoca, in pieno stile da commedia all’italiana. E quì fanno ancora di più. “Andiamo a quel paese”, visto con il senno di poi, prepara quel che sarà “L’ora legale”, in cui verrà perfezionata quella vena di denuncia del malcostume politico e culturale italiano. Entrambe le commedie giocano, infatti questa carta, evidentemente ambiziosa e difficile da raccontare. Tra populismo e corruzione, a mancare secondo Salvo Ficarra e Valentino Picone sono i principi morali, la volontà e il pudore. In “Andiamo a quel paese”, questa idea è soltanto abbozzata, ma nell’Ora legale, troverà la sua perfetta descrizione. Efficaci per comprendere l’ambizione a cui aspirano entrambi i film, risultano essere i due amarissimi finali, che implorano l’urgenza di un ricambio generazionale delle classi dirigenti.

Non c’è che dire, quella di Ficarra & Picone, non è una comicità semplice e fine a se stessa. E’ piuttosto una comicità amara, che si basa e raccoglie linfa vitale dalla realtà che viviamo. In questo, non solo si porgono come eredi di Franco & Ciccio, ma anche di tanta riuscita commedia all’italiana degli anni ’60, perché si pongono, con ottimi risultati, l’ambizione di descrivere la società italiana di oggi, con i falsi miti, le poche certezze e le tante amarezze, in primis la dilagante corruzione. Funzionano, funzionano senza dubbio e dimostrano anche un’intelligenza cinematografica fuori dal comune,che fuoriesce proprio nel non spremersi per forza ogni anno, alla ricerca di un effimero successo. Piuttosto aspettano, talvolta anche svariati anni, l’idea giusta, che possa non solo divertire il pubblico, ma possa farlo riflettere sulla deriva dei tempi attuali. Ficarra & Picone sono dunque comici da film “intelligenti”, non da cinepanettoni. Con loro si ride e si riflette. E si esce dalla sala pienamente soddisfatti…ma con un pizzico di amarezza di amarezza di fondo.
• Nati stanchi (2001), regia di Dominick Tambasco
• Il 7 e l’8 (2007), regia di Ficarra, Picone e Giambattista Avellino
• La matassa (2009), regia di Ficarra, Picone e Giambattista Avellino
• Femmine contro maschi (2011), regia di Fausto Brizzi
• Anche se è amore non si vede (2011), regia di Ficarra & Picone
• Andiamo a quel paese (2014), regia di Ficarra & Picone
• L’ora legale (2017), regia di Ficarra & Picone
Domenico Palattella