Mediometraggio dal sapore postsessantottino, quello di “Concerto a tre pifferi” è una delle più riuscite commedie all’italiana sul capitalismo dilagante di quegli anni. Il film corale di riferimento è “Contestazione generale”(1970), originariamente composto da tre episodi, che però in realtà nel tempo diverranno solo due;inspiegabilmente infatti l’episodio che vede protagonista Vittorio Gassman,”La bomba alla televisione”,viene tagliato via dal film e non verrà mai più reintegrato. Sopravvivono, invece, gli episodi di Sordi e di Manfredi. “Concerto a tre pifferi” ha come protagonista uno strepitoso Nino Manfredi alle prese con un figlio rivoluzionario che non vuole assolutamente seguire le sue orme di schiavo del capitalismo, infatti pur essendo un abile affarista capace e poliglotta è completamente soggiogato dal suo capo: un impresario tessile vecchio ignorante e rozzo interpretato dal grande Michel Simon in maniera superlativa. Il dubbioso Beretta accompagna il suo insopportabile boss in un viaggio d’affari nella grande mela e in un momento di ribellione cerca di abbracciare il pensiero del figlio affermando le proprie capacità ma il rimorso gli giocherà un brutto tiro ed il suo odiato capo avrà la sua rivincita al momento opportuno, ma in fondo forse ne è valsa la pena. Una pellicola sui generis che riflette il periodo turbolento che in quel momento si viveva in Italia.Da poco trascorso il ’68 la società’,e quindi anche il cinema,e’ in pieno subbuglio e ovunque si sperimenta,si fantastica,si crea,e alcune volte si distrugge. Non c’è che dire, stavolta, la sperimentazione ha dato buoni frutti, l’episodio è veloce, godibile, divertente, grazie ad un Manfredi al massimo della forma e ad una sceneggiatura (di Benvenuti e De Bernardi) agile e scattante. Tra i campioni di incassi della stagione 1970: quasi un miliardo e settecento milioni di lire.