Sketch tratto dal capolavoro di Mario Monicelli “La Grande Guerra”(1959), con Alberto Sordi e Vittorio Gassman. Un omaggio struggente ai caduti della Grande Guerra.

Riconosciuto come uno dei massimi capolavori del cinema italiano “La Grande Guerra”(1959) è ispirato ad un racconto di Guy de Maupassant (“I due amici”) e rielaborato per il cinema da Age, Scarpelli e dal regista Mario Monicelli. Questo film contamina la tragedia storica con i moduli della commedia all’italiana dissacrando un tema- gli inutili massacri della Grande Guerra- fino ad allora tabù per il cinema nazionale. Nonostante la presenza di due grandi mattatori della comicità ( Sordi e Gassman, assolutamente memorabili, faranno incetta di riconoscimenti nazionali ed internazionali), l’andamento collettivo della storia permette di sbozzare una quantità di figurine memorabili- l’umano tenente interpretato da Romolo Valli, il soldato Bordin ( Folco Lulli), il siciliano Tiberio Murgia, l’esaltato sottotenente Loquenzi (Piero Valdemarin), e soprattutto la prostituta Costantina interpretata in maniera favolosa dalla grande Silvana Mangano- che riempiono il film di umorismo sarcastico ed equilibrano la retorica un pò patriottarda del finale tragico, ma eroico. In questo modo il tema più politico della “sporca guerra” finisce col perdere gran parte della sua virulenza, ma resta- e non è poco- un approccio non eroico al soggetto e il rifiuto di molti miti militari e patriottici, che allora sembravano intoccabili ( il produttore De Laurentiis subì infatti molte pressioni perché abbandonasse la produzione del film). Si intenda, quello di Monicelli non è però un film antipatriottico, bensì antiretorico, che cancellando l’alone di eroismo promosso attorno al conflitto della propaganda ne denuncia l’assurdità e la violenza, senza nulla togliere al sacrificio dei soldati mandati al fronte di una guerra in cui forse non si riconoscevano, ma che hanno comunque combattuto con valore, e di cui il film ricorda la sventura e celebra il cameratismo. E’ il 1916 e Oreste Jacovacci (Alberto Sordi) e Giovanni Busacca ( Vittorio Gassman) vengono arruolati e poi inviati al fronte lungo la linea del Piave. Tra disagi e pericoli i due diventano grandi amici; Giovanni si lega inoltre alla prostituta Costantina ( Silvana Mangano). Distaccatisi dalla loro squadra per una missione, i due riparano in un casolare dove vengono sorpresi dal nemico. Di fronte alla possibilità di aver salva la vita in cambio si informazioni, gli sventurati tentennano, finché l’arroganza dell’ufficiale austriaco li spinge a un orgoglioso rifiuto, venendo così giustiziati. Il film ottenne uno straordinario successo di pubblico e il plauso della critica, e fece incetta di premi nazionali ed internazionali: Leone d’oro per il miglior film al festival di Venezia nel 1959, con annesso premio speciale ad Alberto Sordi “per la sua interpretazione”; nominations all’Oscar come miglior film straniero nel 1960; David di Donatello ex-aequo a Sordi e Gassman come miglior attori protagonisti ( tanto fu difficile stabilire il migliore tra i due grandi attori); e il Nastro d’argento a Sordi come miglior attore protagonista. Un estratto della critica d’epoca, peraltro valido ancora oggi, ci fa capire che peso, sin da subito, abbia acquisito il film, nella storia del cinema italiano, e più in particolare nella cultura italiana:

 “Va detto che Sordi, Gassman e una bravissima Silvana Mangano, ben diretti, offrono splendidi saggi recitativi e che la morbida fotografia di Rotunno, da stampa grigiastra, ottiene magici risultati.”

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